La vera storia del microonde bianco

5 novembre 2017

Ora che ho una tastiera sottomano, ecco la vera storia del microonde bianco e dell’insana passione che mi accompagnò. Dunque, c’è questo negozio che fa mega svendita e abbassa a ripetizione prezzi. Qui, chez nous, albergano già, tutti amatissimi, due forni ventilati e tre microonde Whirlpool. Da considerare che io, da circa otto anni, tengo sotto tiro un mega Samsung, all’epoca si chiamava Perfecto. Andrea, porello, evidentemente contagiato dalle mie tirate pro Samsung (36 litri contro i nostri 33, 33 e 13), nel negozio si innamora di: maxi forno ventilato da 60 litri, che gli regalo per il compleanno-anniversario (salvo poi ammalarsi tutte e due le settimane delle uniche ferie ultrannuali). E, non pago, si incapriccia (notare la diversa scelta lessicale), di un microonde Samsung, ma non il top top, che pure sarebbe in offerta, ma uno da 32 litri appena sotto il top top. Solo che, il porello, oltre essere irrimediabilmente nero, qualità che, ai miei eccentrici gusti non aggrada, sta vicino al Whirlpool bianco che flasha me. Per fortuna, a casa ce ne sono altri tre. Fatto sta che io, completamente affascinata dal bianco, a quel punto mi metto in caccia. Nel frattempo il prezzo scende ancora. Tentazione maxima! Nel mentre, io scopro che del nostro c’è la versione bianca, che, se la compro con meno programmi automatici del nostro (nostro 100, quello 30 – ma chi se ne frega: tranne per le panocchie, non li uso mai – però la funzione automatica le fa veramente super… -), costa poco più di quello del negozio. Insomma, un gran subbuglio di “like”, con Andrea che tifa per Samsung e io che obietto 1) quello bianco è così bello e, argomento più sostanziale, 2) siamo sicuri che il crisp di Samsung sia buono come il nostro? Ed ecco qui la vera storia degli enne forni. 🙂 Dimenticavo Gennaro forno pizza, che gli ho regalato anni fa. E, dimenticavo, finito lo spazio, anche perché per gli accessori del mega impastatore di Andrea, ho dovuto liberare un mobiletto e parliamo di due cucine non esattamente spaziose…

Ps. Grazie a B. per il sostegno. 😉


Shirataki in salsa teriyaki

25 febbraio 2017

shiratake-copia

Dose per una persona.

100 g. di shirataki in vaschetta

1 carota

1/4 di cipolla

granella di pistacchi

olio, sale, pepe q.b.

Gli shirataki sono spaghetti a bassi carboidrati, ricavati dalla radice del konjac. Quelli usati in questa ricetta sono in forma umida.

Affettare sottilmente un quarto di cipollotto e in tocchetti una carota. Stufarle in tre-quattro cucchiai di acqua in cui si è stemperato mezzo cucchiaio di salsa teriyaki. Salare e pepare. Tenere pronta  una tazza d’acqua bollente. Quando il liquido nella padella sarà terminato, aggiungere un mezzo cucchiaio di olio e mezzo cucchiaio di granella di pistacchi e saltare le verdure, poi aggiungere poca acqua bollente per volta e poca salsa teriyaki. Questo finché le carote non saranno più tenere. Aggiungere acqua bollente, poca salsa se occorre, aggiustare di sale e coprire fuori dal fuoco.

Nel frattempo, scolare gli shirataki per circa un minuto sotto l’acqua corrente e cuocerli in acqua salata, come indicato nella confezione. Tenere un mestolino dell’acqua di cottura.

Quando pronti, versarli nella padella del sughetto aggiungendo un mestolino (o pù) di acqua di cottura, saltarli, aggiustare eventualmente di sale. In ultimo, quando nel piatto, aggiungere di nuovo granella di pistacchi e poche gocce di salsa teriyaki.

La ricetta è per Brunella, che me l’ha chiesta. 😀


Insalatina di edamame – ispirata da Silvia

24 luglio 2016

edamame

L’idea mi è arrivata da una ricettina di Silvia per il blog, che non abbiamo ancora pubblicato in attesa di foto. Le ho rubato il cumino, gli edamame e il miso.

300 gr. di soia edamame (congelata o in barattolo);

1/4 di cipolla affettata sottile;

un pizzico di sale, una spolverata di pepe, una spolverata di curry in polvere;

un po’ di acqua bollente/brodo;

due cucchiaini di miso.

Come da ricetta di Silvia, tostare i semi di cumino, metterli da parte e poi soffriggerli in un cucchiaio di olio extra vergine di oliva. Aggiungere gli edamame e farli saltare. Tenere da parte acqua o brodo bollente e aggiungerlo. A questo punto, aggiustare di sale, spolverare con pepe e curry e portare avanti la cottura per qualche minuto. Al termine, fuori dal fuoco, perché non perda le proprietà nutrizionali, aggiungere un paio di cucchiaini di miso. Servire a temperatura ambiente o appena tiepida.

 


Il de profundis del rice cooker

18 luglio 2016

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Mi viene in mente Rutger Hauer. “E’ tempo…”. Voi mi direte ma che diavolo c’entra col rice cooker? C’entra, intanto perché con gli elettrodomestici – in generale con l’elettronica – di casa ho un legame viscerale, io alle cose mi affeziono, ma anche perché, dopo 12 anni di onorato servizio e di appassionato uso, la cosa fa un certo effetto. In più, l’oggetto era bello ed è stato immensamente utile. Sinceramente, difficile farne a meno e difficile rimpiazzarlo col vecchio modello che tengo nel rustico. Troppo comodo programmare la cottura e lasciarlo andare. Non sporcare se non la bowl. Se ero nello studio o se uscivo, ero comunque tranquilla che lui faceva il suo lavoro. Ora tocca cercarne un altro. -_-; Sono una nostalgica, questi eventi mi fanno pensare a tante cose, alla vita, com’era 12 anni fa, a quante cose sono cambiate… e, però, le passioni sono rimaste, compresa quella per i piccoli elettrodomestici.

Non ho aggiornato tanto, in questi ultimi tempi, ero presa da altre cose, ho disegnato, ma ho cucinato tanto sfruttando il rice cooker: ceci, ceci neri, fagioli di vari tipi, riso nero e integrale e rosso, stufati con seppie, con polipo, il mio oyaku shake che chi è venuto a trovarci conosce. 🙂 Andrea, che ha realizzato tantissime ricette che non ho ancora potuto postare, entusiasta di come veniva tenero il polipo. E vogliamo mettere la praticità – niente schizzi attorno -, e il gusto del gioco, del trovare il modo di sperimentare?  Eppure, va così. E, allora, ciao.


Tempi (quasi) vegani

13 marzo 2016

amaranto-quinootto

Era da tanto che non scrivevo qui. Ho seguito e concluso il progetto di “Fanworks“, insieme a quello di “Alba“, senza smettere mai di pensare a “Liberté” e ad altri progetti, ma, semplicemente, erano tutte cose che richiedevano una full immersion e, quando rientri tardi, hai le cose da mandare avanti, non è che non cucini, ma è che hai la testa altrove. In più, in quel periodo, Andrea si era dato alla preparazione di alcune ricette molto interessanti e varie, che abbiamo sperimentato nelle nostre cene nel rustico, e quindi sono più le foto che sono girate su Facebook o in privato (ma appena trovo un attimo le metto anche qui)… Da qualche tempo, Andrea sta seguendo un regime tendenzialmente vegano, il che significa che io osservo tempi  spesso lunghi di preparazione. E che, a volte, devo letteralmente inventarmi ricette, in modo da variare. Se non avessi il rice cooker, che cuoce da sé, e la vaporiera del microonde, sarei una donna finita. 😉

Oggi, per esempio, ho provato di nuovo con l’amaranto. La prima volta immangiabile, stavolta decisamente molto meglio, lessato, poi saltato con broccoletti ripassati con aglio e peperoncino, aggiungendo bottarga (non vegana) grattugiata e un velo di curry. Ma presso Andrea non ha avuto successo. Molto meglio mi è andata con il “quinootto” – che dite, la Crusca me lo riconoscerà? -, che ho sperimentato da qualche tempo ed è un un risotto di quinoa allo zafferano, tutto come per un risotto normale, solo che uso la quinoa. 🙂 Il tempo di cottura dichiarato per quella bianca o bianca, rossa e nera, di circa dieci minuti, è indicativamente buono. Considerato che si tratta di una risottatura, dai dieci ai dodici ai quindici minuti, da quando si inizia a mettere il brodo, sono perfetti.

La dose di quinoa per persona consigliata varia dai 70 ai 90 g. ma meglio abbondare un pochino. 😉

Piccola nota di chiusura: la mia amica Alessandra mi fa giustamente notare che la bottarga non è vegana. 😉 Sarà forse per questo che Andrea non si è pappato l’amaranto? Ma, vista la giustissima segnalazione, aggiungo il (quasi) nel titolo. 🙂 Grazie, Ale!


Zuppa di lenticchie nere

14 settembre 2014

LUZI_zuppa_lenticchie_nere

Ero molto curiosa. Cercavo da tempo le lenticchie nere di Sicilia. Ne avevo letto e me ne aveva parlato Silvia. Finalmente le abbiamo trovate e non vedevo l’ora di sperimentarle. In questo caso si è trattato di una dose piccola, giusto un accompagnamento per due persone.

Per 2 persone

1 spicchio d’aglio;

una foglia di salvia;

un po’ di rosmarino;

80-100 g. di lenticchia;

acqua;

sale;

Mettere la lenticchia nella vaporiera del microonde e coprirla d’acqua fino a un dito sopra. Salare e mescolare.

Aggiungere aglio, salvia, rosmarino.

Cuocere nella vaporiera per 30’ e lasciar riposare, controllando se occorre aggiungere acqua calda.

Lasciar riposare.


Cremosa lilla

12 gennaio 2014

cremosa_viola

La ricetta è per microonde (abbreviato: mw), ma ovviamente può essere realizzata in una normale casseruola. Ho scelto la cottura al microonde per trattenere maggiormente le sostanze delle verdure rispetto alla bollitura in acqua e quindi per poter aggiungere meno sale. I tempi sono dettati, come nel caso dei microonde, sia dalla potenza (il mio andava a 1000 W), sia dalla quantità. Per potenze minori, allungare i tempi. Per quantità minori, abbreviarli e, analogamente, per quantità maggiori, ampliarli. Ho usato un contenitore dai bordi alti per evitare la fuoriuscita di liquido e il coperchio in plastica fornito col microonde.

Per 2 persone – circa 7-800 ml:

1 fetta di prosciutto crudo privata del grasso;
1 cucchiaio di olio;
4 piccole patate viola;
2 rape medie;
10 cm di porro;
1 cipolla;
sale;
acqua bollente.

Affettare il prosciutto a striscioline e metterlo nel mw con un cucchiaio d’olio a soffriggere a 1000 w per 1-1/2’.
Affettare sottilmente porro e cipolla e aggiungerli al soffritto, con 1 dito di acqua bollente per 2-3’.
Nel frattempo, tagliare a cubetti di ½ cm di lato le patate e le rape e aggiungerle agli altri ingredienti, aggiungendo 1 tazza o più (mug) circa di acqua bollente, senza però coprirle, e sale (non troppo, meglio regolarlo alla fine).
Lasciar cuocere per circa 8-10’ coperto (torta-timer by Omonima).
Passare al minipimer (by Soror) o frullare. Se occorre, aggiungere acqua bollente, ma non troppa. Deve risultare cremosa, quindi aggiustare di sale e mescolare di nuovo.
Può essere servita con dadini di pane tostato.


Roveja col rice cooker

31 luglio 2013

roveja_rice_cooker

Il rice cooker è ottimo anche per la cottura lenta, quindi per zuppe e simili. Ho voluto provare, dopo le lenticchie, anche la roveja, che, come leggiamo in AAVV, Ricette d’osterie d’Italia. L’orto, Bra, Slow Food Editore, 2005, è una varietà di piselli selvatici che come gusto ricorda le fave o i ceci. Si usa in zuppe, ma anche ridotta in polenta. La roveja richiede un previo ammollo di 12 ore con acqua e sale. Per circa 150 g., la dose per due persone, occorre una quantità d’acqua che la copra di almeno due dita, perché aumenta di volume. Terminato l’ammollo, la cottura è sostanzialmente o una bollitura semplice o in zuppa, per un tempo di almeno 2 ore. Nel caso di bollitura semplice, poi la roveja può essere trattata come i piselli, oppure può essere fatta stringere tipo zuppa e, in quel caso, a quel punto si possono aggiungere anche ulteriori elementi. Nel nostro caso, abbiamo fatto così, ricorrendo anche all’alga konbu, che rende i legumi più morbidi, digeribili e gustosi, come ci ricorda Graziana Canova Tura in La cucina zen, Milano, Xenia, 1998.

Dose per due persone:

150 g. di roveja;

5 cm di alga konbu;

sale;

da 6 a 8 tazze d’acqua bollente da aggiungere ogni mezz’ora circa.

Versare nel rice cooker la roveja e coprirla con almeno tre dita d’acqua con un cucchiaino di sale e l’alga konbu pulita con un panno (non lavata!) e in cui siano stati praticati quattro tagli. Far partire il programma di cottura, controllando ogni 20-30 minuti, avendo cura di aggiungere acqua bollente e mescolare e richiudendo poi il coperchio. Se il programma di cottura base termina, farlo ripartire. In totale dovranno essere almeno 2 ore, meglio 2,30 ore, di cottura, al termine delle quali la roveja sarà pronta. A quel punto, aggiustare di sale. Tiepida o a temperatura ambiente è, col caldo, inaspettatamente piacevole. Può essere infatti mescolata ad una brunoise di pomodori e cipolle per un risultato molto rinfrescante.

Terminata la cottura, la roveja può essere trattata come si fa normalmente con i piselli o può anche essere lasciata a stringere, in questo caso con ulteriore cottura o col keep warm. L’alga konbu dà un gusto particolare e la rende molto tenera, ma, volendo, una volta cotta la roveja può essere addizionata in zuppa con sedano, carota, aglio, cipolla, pomodori o pomodori secchi, fagiolini e, in altra stagione, patate a tocchetti, zucca, e, allo stesso modo, il battutino può essere messo nel rice cooker ad inizio cottura, in mezzo dito d’acqua, e, non appena saltato, si aggiunge la roveja, con l’acqua, l’alga e il sale, procedendo come da ricetta e, dopo una mezz’ora, aggiungendo pomodori tagliati o pomodori secchi, che daranno un gusto più forte o anche fagiolini, patate o zucca tagliati a pezzetti.


Alle amiche del rice cooker: totani e ceci

15 giugno 2013

ImageQuesto post è per le “amiche del rice cooker”: in rigoroso ordine alfabetico Alessandra, Elena, Fiamma, Silvia. Se qualche altra vuole unirisi alla comitiva, è la più che benvenuta. Io proseguo nella mia opera di evangelizzazione. 😉

La comodità dell’oggetto è evidente. Sporca poco, usa un unico recipiente, cuoce senza problemi anche stufati, la signora del negozio cinese mi dice che lei mette tutti gli ingredienti sopra al riso e lascia andare, si spegne per conto proprio, alcuni modelli sono temporizzati.

Venerdì nel tardo pomeriggio, dopo aver fatto il pane da portare a un prozio, ho lasciato a cucinare questa ricetta, impostando il timer perché la cottura fosse pronta per le otto di sera. Nel frattempo, visita al prozio. 🙂 Tutto pronto al rientro.

Ingredienti per due persone:

1/2 cipolla;

1 spicchio d’aglio;

1 peperoncino secco da togliere alla fine;

450 g. di totani puliti;

100 g. di ceci cotti;

sale, pepe;

1 tazza e 1/2-2 di acqua fredda;

180-220 g. di riso venere.

Ho acceso il rice cooker col programma White/Plain rice (negli On/off tasto On). Nella bowl, che intanto cominciava a scaldarsi, ho versato tre-quattro cucchiai d’acqua fredda. Nel frattempo avevo pulito i totani, circa 400 grammi. Ho affettato sottilmente la cipolla, l’ho aggiunta all’acqua assieme allo spicchio d’aglio e al peperoncino secco.
Ho aggiunto i totani tagliati in pezzetti, poi una spolverata di sale, una di pepe, ancora un pochino di sale. Attenzione a non eccedere col sale, perché se si usano ceci in scatola e non li si scola del liquido di governo, il tutto potrebbe risultare eccessivamente salato. Aggiungere quindi i ceci non versandoli col liquido, usando un cucchiaio e scolandoli senza passarli sotto l’acqua, e aggiustare il sale a fine cottura.

Aggiungere 1 tazza e 1/2-2 di acqua fredda (vedere foto per regolarsi sul livello), mescolare bene e spegnere il rice cooker (nel mio caso tasto Cancel o in un On/off ripremere il tasto On) e poi riaccenderlo col programma White/Plain rice. Chiudere e lasciarlo andare.

Nel frattempo preparare in vaporiera 180-220 g. di riso Venere. Cottura 35-40′ per quello raw, 18′ per quello Gallo.

Al termine della cottura dei totani, il rice cooker può essere lasciato in keep warming, così i totani risulteranno ancora più morbidi e saporiti. Aggiustare di sale.

Servire su un letto di riso Venere.


Da Andrea: Risotto di cuore

2 giugno 2013

rice_cuore_andreQuesta è stata una ricetta che Andrea mi ha fatto trovare una sera, al mio rientro a casa. Formula segreta e ripetuta poi in una cena di famiglia, ma ci tenevo a postarla perché mi è sembrata molto carina, oltre che molto molto buona. 🙂